In continuità con l’incontro tenutosi nel giorno 5 marzo con l’Osservatorio Giulia e Rossella riguardo la violenza di genere e l’azione dei centri antiviolenza sul territorio, gli studenti del CPIA BAT di San Ferdinando, accompagnati da due docenti, hanno partecipato, venerdì 8 Marzo, Giornata Internazionale della Donna, alla presentazione del libro “Tacchi all’inferno” dell’autrice Anna Ieva.

Il romanzo racconta la storia, realmente avvenuta, di Rebecca, una quarantenne reduce da un divorzio, che si ritrova invischiata in una relazione tossica. Il suo partner, egocentrico e manipolatore, la condurrà in una simbolica discesa agli Inferi da cui la protagonista potrà sfuggire grazie all’aiuto di varie figure femminili che nel loro avvicendarsi saranno testimonianze di una solidarietà femminile forte e salvifica.

Dopo la presentazione, e l’intervento della psicologa dell’Osservatorio Giulia e Rossella, dott.ssa Claudia Ciccarelli, abbiamo raccolto la testimonianza di Chawki Ben Fredj, studente di Alfabetizzazione, che ha dato un contributo fondamentale alla discussione, sottolineando  il ruolo della scuola e della società nel raggiungimento della parità.

“L’argomento è importante e potrei scriverne per giorni e notti. Per me dobbiamo prima definire il concetto di violenza contro le donne. La violenza non è solo l’abuso di una donna da parte del marito, ma è diversa e molteplice. Possiamo considerare la povertà in sé come violenza contro le donne? Possiamo considerare la disoccupazione per una donna con un’istruzione universitaria come una violenza contro le donne?

Anche quando una donna non è andata a scuola e non ha imparato come gli altri, questa è violenza nei suoi confronti, l’ignoranza e la mancanza di istruzione sono di per sé violenza.

Ed anche la mancanza di lavoro per una donna istruita, che cioè, ha frequentato la scuola e l’università, ha imparato e si è specializzata, è anch’essa violenza diretta contro le donne.

Sono un immigrato clandestino, sposato e padre di due figli. Ritengo di aver causato involontariamente violenza contro mia moglie, a causa della disoccupazione. Così sono venuto e ho rischiato la vita per raggiungere l’Italia e lavorare per fornire tutti i requisiti di felicità alla mia regina. La chiamo così  perché secondo me dovremmo incoronare ogni donna come una regina. Un punto molto importante: alle donne in generale devono essere garantite tutte le esigenze della vita di felicità, lusso e libertà.”