La difficoltà nel gestire progetti e fondi del Pnrr parte dagli enti locali che, con organici decimati da oltre dieci anni di concorsi bloccati, si trovano alle prese con una quantità di risorse mai viste. C’è un piano di finanziamento di appena 30 milioni per i comuni con meno di 5 mila abitanti, ma mancano ancora i criteri di riparto delle risorse. Per gli altri comuni sono stati, invece, allentati i vincoli per le assunzioni ma rimane sempre il problema delle risorse, in particolar modo per quelli in dissesto.

«Una possibile ancora di salvezza, laddove dovesse concretizzarsi, sta nella possibilità di intervento delle agenzie nazionali: ci sono inoltre 69 milioni di euro riservati ai comuni del Mezzogiorno finalizzati all’ampliamento degli organici, poca cosa considerato che negli ultimi 20 anni tutte le pubbliche amministrazioni, a causa delle politiche dei tagli, hanno visto drasticamente la riduzione delle loro dotazioni organiche, che in alcuni casi supera anche il 50%», riflettono la segretaria generale della Fp Cgil Bat, Ileana Remini e il segretario generale della Cgil Bat, Biagio D’Alberto.

«Il concorso dei 2800 esperti finalizzato ad aiutare gli enti locali, ha avuto un percorso lungo e travagliato, andando quasi deserto nella prima pubblicazione, e poi ripresentato perché costruito su criteri capestro. Si attende ancora la graduatoria del concorso dei 1541 profili professionali per l’ispettorato del lavoro. Nei prossimi tre anni le pubbliche amministrazioni perderanno oltre 600 mila dipendenti per limiti di età. Nei comuni manca di tutto e di più. Insieme ai tecnici, servono assistenti sociali, educatrici, dipendenti dell’anagrafe, insieme al personale dei nidi e dell’infanzia. Non è sufficiente aprire nuovi nidi o ammodernare le scuole di ogni ordine e grado se non si stabiliscono i finanziamenti dei costi di gestione. Tra Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e Fondi Strutturali da qui ai prossimi 5 o 6 anni i comuni potranno beneficiare di risorse superiori ai 100 miliardi. Servono misure eccezionali e straordinarie per dotare i comuni delle risorse umane, tali da metterli nelle condizioni di rispondere in modo adeguato ai tantissimi bandi, alcuni dei quali sono già partiti. La presentazione di progetti coerenti sia con i tempi che l’Europa impone, sia per la qualità e la fattibilità della proposta impone una dotazione, da parte dei comuni, di una quantità di figure tecniche che la gran parte degli enti locali, soprattutto del Mezzogiorno, non hanno. Dall’8 al 28 di febbraio andranno in scadenza alcuni di questi bandi. A seguire arriveranno gli altri e poi altri ancora con una velocità che non è nelle capacità amministrative dei comuni saper rispettare”, aggiungono i due sindacalisti.
“Il cittadino nel leggere queste cose si pone certamente la domanda: a chi addebitare la colpa, se, come pare, tante amministrazioni non saranno in grado di partecipare ai bandi programmati privando le comunità di tanti servizi essenziali?», si chiedono in conclusione Remini e D’Alberto.