Si basa sulla logica della prevenzione, della vigilanza e del contrasto, della protezione, dell’assistenza e del reinserimento socio-lavorativo per le vittime. Sono questi i pilastri su cui poggia il primo Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato (2020-2022), approvato il 20 febbraio a Roma presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e redatto con la partecipazione delle parti sociali. «Ci sembra un lavoro ambizioso che riesce ad affrontare in maniera organica diverse problematiche che si riscontrano nella prevenzione e nel contrasto al fenomeno del caporalato. Il percorso riteniamo che possa essere quello giusto nella battaglia che noi come sindacato da sempre di strada stiamo portando avanti contro lo sfruttamento della manodopera e le illegalità in agricoltura». È il commento di Gaetano Riglietti e Biagio D’Alberto, segretari generali di Flai e Cgil Bat alla diffusione della notizia del via libera al Piano triennale nazionale contro il caporalato che, tra l’altro, giunge all’indomani dell’avvio a Trani del processo che prende spunto dalla morte di Paola Clemente, la bracciante tarantina deceduta nelle campagne di Andria nel 2015.

La Flai Cgil Bat approfitta dell’occasione per analizzare la situazione sul territorio a poche settimane dalle fasi preparatorie di numerose campagne di prodotti ortofrutticoli (pesche, albicocche, percoche, ciliegie e uva da tavola), in cui molte donne provenienti anche dal sud est barese e dal tarantino saranno impiegate. «Gli iscritti negli elenchi anagrafici della provincia Bat nell’anno 2018 erano oltre 20.000 braccianti agricoli, i numeri del 2019 li conosceremo tra poco più di un mese perché l’Inps li pubblicherà entro il 31 marzo 2020. La Bat continua, comunque, a confermarsi una delle province più dinamiche della Puglia, infatti, pur all’interno di una crisi che ha interessato quasi tutti i settori produttivi, quello agricolo costituisce eccezione, come dimostrato anche dall’aumento degli addetti al settore, in cui si evidenzia un incremento del numero delle giornate lavorate di circa 35.000 nel 2018, rispetto al 2016, stando ai dati dell’Inps», spiegano Riglietti e D’Alberto.

«Un dato che, invece, riteniamo sia preoccupante è quello relativo alla crescita in cifra doppia dei lavoratori assunti con meno di 10 giornate annue, che rappresentano nel 2018 il 21,24% per la provincia della Bat. Un numero che va ben oltre la media registrata nella Regione Puglia pari al 17,86%. Forte, pertanto è il sospetto che in questo segmento, e purtroppo non solo, si nasconda il lavoro irregolare. Il 19 dicembre dello scorso anno, presso l’Inps della Bat ad Andria, si è insediata la sezione territoriale della Rete per il lavoro agricolo di qualità, preceduta dall’incontro che si era svolto in Prefettura a Barletta il 22 ottobre. Il prossimo tavolo in programma è il 6 marzo. Dobbiamo, purtroppo constatare come alla Rete del lavoro agricolo di qualità ad oggi risultino iscritte pochissime aziende del territorio della Bat, non raggiungono nemmeno numeri con due cifre. Questo ci fa capire molto. Noi, invece, siamo convinti che a prodotti di grande qualità, come sono quelli che vengono coltivati nelle nostre campagne, debba corrispondere un lavoro di qualità, che si può avere solo con la piena applicazione dei contratti collettivi di lavoro», concludono i due segretari generali.