Plauso di Coldiretti Puglia all’operazione condotta dai carabinieri della stazione di Palagianello e del Nucleo operativo radiomobile di Castellaneta che, su ordine del Tribunale e della Procura di Taranto, hanno dato scacco ad un sodalizio criminale finalizzato nella provincia jonica a furti, ricettazione e uccisione di animali. «Le campagne sono in balia di gruppi della criminalità, agromafie che fanno il paio con le ecomafie, dove si moltiplicano i fenomeni criminali con furti di prodotti agricoli e chilometri di fili di rame, sabotaggi ai danni di aziende agricole e cantine, taglio di ceppi e spalliere dei vigneti, smaltimento di rifiuti di ogni genere nei campi, poi bruciati, con un danno economico e ambientale incalcolabile». L’episodio è servito al presidente di Coldiretti Puglia Savino Muraglia, per ricordare come la Puglia abbia ancora molto da fare in questo senso.

La regione è al terzo posto della classifica nazionale, con un livello di infiltrazione criminale pari all’1,31 – insiste Coldiretti – emerge, tra l’altro, come il fenomeno delle agromafie, nel corso degli ultimi anni, abbia accresciuto la propria intensità in particolar modo in Puglia, con Bari all’1,39%, Taranto all’1,30%, Barletta-Andria-Trani all’1,27%. La Puglia è una regione a forte vocazione agricola ed è per questo che il business delle agromafie è divenuto particolarmente appetibile.

Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione le agromafie impongono i prezzi dei prodotti agricoli e la vendita di determinate produzioni agli esercizi commerciali che a volte, approfittando della crisi economica, arrivano a rilevare direttamente grazie alle disponibilità di capitali ottenuti da altre attività criminose. Non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma – continua la Coldiretti – compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy. I poteri criminali si “annidano” nel percorso che uva da vino, olio, frutta e verdura, carne e pesce, devono compiere per raggiungere le tavole degli italiani passando per alcuni grandi mercati di scambio fino alla grande distribuzione.

Capitolo a parte merita – conclude Coldiretti Puglia – il mercato parallelo di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza, spesso sofisticati, spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, per cui viene illegalmente utilizzato il marchio ‘made in Puglia’, a danno dell’imprenditoria agricola pugliese e dei consumatori.