«La percezione che ci fosse una alta percentuale di lavoro nero e di irregolarità nel nostro territorio non mancava, anzi. I dati del 2018 diffusi dall’Inps della Puglia lo mettono nero su bianco. Una conferma a quella che era una sensazione che però rende ancora più problematica la questione. I numeri parlano chiaro e non ammettono interpretazioni». Lo dice il segretario generale della Cgil Bat, Biagio D’Alberto commentando i dati contenuti in uno studio dell’Inps sulle ispezioni diffusi dagli organi di informazione.

«Con l’82% la Bat si presenta come la provincia pugliese con la più alta incidenza di lavoro nero. Le maggiori irregolarità appartengono ai settori tradizionali come agricoltura e turismo, ma si estendono anche in edilizia, nei trasporti, nella logistica e nelle scuole private. Parliamo di un territorio in cui già ci sono altri record in negativo: qui c’è il più basso reddito pro capite tra le province pugliesi, il più basso livello di competitività tra le province italiane, la più elevata tra le province del Sud emigrazione giovanile. Coerentemente con l’altissima percentuale di lavoro nero, grigio ed irregolare, anche l’evasione assicurativa, fiscale e contributiva segue la stessa dinamica. Lanciare il solito grido di allarme serve a poco. Ci vogliono soluzioni strutturali che possono permettere la reale riduzione del fenomeno. Fondamentale è dotare questa provincia dei presidi ispettivi necessari a definire una pianificazione dei controlli mirata. La dipendenza dagli ispettorati di Foggia e Bari garantisce poche e sporadiche ispezioni in un territorio con quasi 15 mila aziende.

A tal proposito, l’incontro tenuto giovedì 23 dicembre in Prefettura sulla sicurezza, sulla salubrità dei luoghi di lavoro e sulla regolarità contrattuale dei lavoratori è certamente un punto di avanzamento. E bisogna dare atto al nuovo Prefetto Maurizio Valiante di aver mostrato subito sensibilità e la solerzia su questi temi. Ci siamo lasciati con l’impegno del Prefetto di attivare un tavolo istituzionale permanente che possa monitorare le criticità, servirà anche come sede per avanzare proposte evolutive utili al superamento dei ritardi e delle inadempienze. È questa la migliore risposta al modello esistente. Ne siamo convinti. Così come l’attivazione di una task force con l’ausilio delle forze di polizia e delle polizie locali è certamente un ottimo deterrente verso le aziende insensibili al rispetto delle regole sulla sicurezza e dei contratti. Rimane comunque fondamentale l’attivazione di quei presidi di legalità che oltre a rappresentare un giusto riconoscimento alla identità territoriale servono a debellare il fenomeno dei tanti diritti negati a migliaia di lavoratori», conclude D’Alberto.