«Un’azione che ha l’aria di essere un gesto razzista e xenofobo». Così hanno commentato nel centro di accoglienza in contrada Sospiro, allestito dalla cooperativa sociale “Il Sorriso”, l’aggressione dei quattro ragazzi pakistani per mano di alcune persone avvenuta lo scorso 12 novembre in piazza della Costituzione a San Ferdinando di Puglia. L’accusa degli aggressori, lo ricordiamo, era quella di fotografare minorenni. I carabinieri però sui telefoni dei ragazzi non hanno trovato né foto né video. La direttrice del centro, Annamaria Fortunato, ha sottolineato che i giovani pakistani volessero solo «riprendere una giostrina che era in piazza, mai vista prima in vita loro». Abbiamo incontrato di persona Mohammad, Ishafaq, Akatar e Mohisin, ancora sotto shock per quanto accaduto tanto da non riuscire a raccontare nulla. Chi ha pagato più di tutti le spese è stato il più piccolo di loro Mohammad​, definito “l’angelo” per la sua bontà, che sulla fronte porta i segni delle contusioni curate in ospedale. «Si portano dentro tantissima sofferenza. Hanno delle storie molto difficili. Hanno bisogno di calore e di dolcezza», ha concluso la responsabile.

La comunità di San Ferdinando si riunirà in preghiera sabato 18 novembre alle 17 presso la chiesa madre di San Ferdinando Re per “Rompere le catene del razzismo”. Al termine della veglia ci sarà una fiaccolata per le vie della città e un sit in piazza. «La parte buona della città, che sono convinto sia la gran parte dei cittadini – ha commentato don Mimmo Marrone, parroco della chiesa di San Ferdinando Re -, è qui per dire che questi ragazzi non sono di ingombro nel nostro territorio. Sono persone con gli stessi diritti di tutti gli esseri umani. Devono potersi muovere senza essere additati come persone ingombranti da eliminare».