Sono passati 170 anni da quando la colonia agricola di San Cassano ha assunto la denominazione di San Ferdinando. Era il 1847, l’Italia non era ancora unita e il territorio ofantino faveca parte del Regno delle Due Sicilie. La famiglia regnante erano i Borbone e il giovane Re Ferdinando II in una viaggio ufficiale del 1831 si accorse dei problemi sociali economici del posto e decise di operare diversi interventi, fra questi c’era la creazione di un nuovo borgo completo di famiglie provenienti dalle Saline di Barletta, oggi Margherita di Savoia, a cui vennero dati: casa colonica, terreno, carretta, attrezzi, sementi, bestia. Al nuovo insediamento fu dato il nome del Re santo, Ferdinando III di Castiglia e León, che era il patrono della casa regnante borbonica. La denominazione “di Puglia” è stata data successivamente per non confondere la cittadina pugliese con quella della Calabria. I sanferdinandesi non dimenticano le loro origini e hanno voluto rivivere le proprie radici partendo dai più piccoli, cioè dal futuro che dovrà tramandare il passato. Il nucleo di protezione civile “San Ferdinando di Puglia 3”, con gli istituti scolastici “Giovanni XXIII”, ” Michele dell’Aquila” e “De Amicis”, ha organizzato un corteo storico fra le strade della città in onore di “Ferdinando II Re e Borbone”, inserito nel calendario organizzato da Comitato feste patronali San Ferdinando Re per i festeggiamenti. In abiti ottocenteschi, a seconda della classe sociale rappresentata, hanno sfilato il personale di coorte, i nobili, i regnanti Ferdinando II e Maria Teresa d’Austria a bordo della carrozza reale con le damigelle e tanto di cocchiere, e infine i popolani cioè i contadini del tempo.
Davanti al vecchio Comune, in piazza Giovanni Paolo II, simbolo della San Ferdinando del passato e contenitore culturale col muoso civico, è stata riprodotta la quotidianità di quegli anni partendo da un pagliaio, costruito dall’Associazione Nazionale Bersaglieri sezione San Ferdinando, col focolare, la carretta in legno e il pollaio, tipica abitazione dei popolani, concentrati da dove oggi sorge viale Ofanto in poi. Gli abitanti facoltosi e in vista, invece, abitavano in case di muratura intorno all’ex municipio. In eseguito a un incendio nella seconda metà dell’Ottocento che ebbe un effetto domino sui pagliai e che costò la vita a molti abitanti, le abitazioni in paglia e legno furono abolite dal Re e furono create delle piccole abitazioni in murature. Alcune abitazioni venivano costruite anche con le pietre piatte ricavate dallo strato roccioso che c’era sul terreno e che i contadini rompevano per coltivare la terra. Protagonisti anche in questo caso sono stati i bambini. Fra loro c’era chi impastava, lavorava la lana, stirava coi ferri a carbone, zappava con gli attrezzi usati dai nonni, recuperati dalle mamme dell’istituto “De Amicis”. Lavori del tempo ma anche sapori del tempo con “i strascnat”, “i meriachid” e “u gran di murt” (le orecchiette, i taralli e il grano dei morti cioè un dolce tipico a base di grano cotto e vino cotto), con l’angolo delle tradizioni culinarie: “C s meng jousc” (che si mangia oggi) che comprendeva anche ciliegie e albicocche, uno dei simboli della terra sanferdinandese. Il Comitato feste patronali, le scuole e le associazioni sono riusciti a dimostrare che San Ferdinando è formata da un popolo che ha memoria e quindi ha storia.