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Caso Sia, Comune ha ragione: no addendum sì raccolta

Consiglio di Stato accetta ricorso: «Rispettare contratto»

La Sia deve rispettare il contratto stipulato col comune di San Ferdinando di Puglia. In sostanza il Consiglio di Stato ha affermato che la strada intrapresa dal sindaco Michele Lamacchia e dell’assessore all’ambiente Gaetano Todisco, per fronteggiare i disservizi e le richiesta avanzate dalla Società igiene ambientale, è stata la più efficace che si potesse seguire.

In questo modo le carte in tavola cambiano. La Sia, infatti, aveva chiesto al Comune un addendum al contratto di ben 700mila euro oltre ad aver contestato all’ente delle ordinanze firmate dal primo cittadino che affidavano temporaneamente l’incarico di raccolta dei rifiuti ad altre aziende. Il comune, da parte sua, ribadiva che il costo del contratto era già abbastanza oneroso da chiedere un aumento e che le ordinanze sono state necessarie per garantire l’igiene dei cittadini. Parole che trovano facile conferma coi fatti: l’estate scorsa è stato raggiunto l’apice del disservizio con riufiuti ammassati per giorni lungo le strade. Un disservizio che di fatto non si è mai risolto totalmente, con una raccolta porta a porta che ha creato solo disagi ai cittadini. Adesso la legge ha dato ragione al comune di San Ferdinando e la Sia è costretta ad adeguare servizio e costi in base a ciò che prevede il contratto stipulato nel 2012. Se cosi non fosse, il Comune sarebbe pronto a seguire vie penali e il servizio verrebbe assegnato a un’altra azienda. «Il ricatto», come lo hanno definito gli amministratori della città, non è passato.

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