La Magistratura è stata informata sui fatti. «Un modo illegale» è stato definito dall’assessore all’ambiente Gaetano Todisco: «Il disservizio creato da Sia per costringere il comune di San Ferdinando di Puglia a sottoscrivere un aumento che avrebbe rappresentato il raddoppio dell’attuale contratto di servizio». In termini economici si tratterebbe di un addendum chiesto dall’azienda di ben 700mila euro in più rispetto al canone previsto dal contratto stipulato nel 2012 col comune. Questo: «Ricatto» , come lo ha indicato l’assessore, è nato da una crisi aziendale dovuta a motivi interni e alla chiusura del 5° lotto, cioè la discarica, e alla mancata apertura del 6° lotto, che hanno portato come conseguenza allo smaltimento extraterritoriale dei rifiuti con costi elevati. «Da alcuni mesi – ha continuato Todisco – la Sia improvvisamente ha cominciato a non rispettare il contratto stipulato, creando una serie di disservizi. Questa situazione ha raggiunto il proprio apice nel periodo che va dallo scorso agosto sino a oggi, periodo in cui la Sia è arrivata a non effettuare, in alcuni giorni, la raccolta dei rifiuti».

Insomma, il comune non vuole cedere alle richieste delle Sia, anzi ha controbattuto affermando che l’interruzione di servizio, com’è successo di recente, sia un gesto non certo legale. «Abbiamo provveduto – ha concluso l’assessore – a denunciare alla Magistratura tale comportamento molto oltre i limiti della legalità. Ad oggi le autorità preposte al ciclo dei rifiuti hanno confermato la ragionevolezza della posizione dell’ente, imponendo alla Sia la ripresa del servizio e il relativo smaltimento dei rifiuti. Siamo fiduciosi che anche in sede civilistica e amministrativa le ragioni del comune saranno riaffermate. Preciso, inoltre, che come l’amministrazione comunale non ha mai chiesto favori al momento della sottoscrizione del contratto, lo stesso oggi non è disponibile a cedere a nessuna forma di ricatto».