«Chi sa denunci o si autodenunci». È questo l’appello di don Mimmo Marrone, parroco della chiesa madre di San Ferdinando Re, dato durante la veglia di preghiera organizzata contro il razzismo e la xenofobia. Il parroco dall’altare si è rivolto ai cittadini presenti e alle istituzioni, dichiarando di essere «sempre in prima linea a oppormi al fatto che la sicurezza della città venga affidata ai delinquenti e non alle istituzioni preposte». All’iniziativa hanno partecipato anche Mohamed, Ishafaq, Akatar e Mohisin, i pakistani aggrediti lo scorso 12 novembre in piazza della Costituzione perché accusati di fotografare minorenni. I carabinieri, lo ricordiamo, hanno esaminato i telefoni dei ragazzi e non hanno trovato né foto né video. «A San Ferdinando di Puglia è entrato il mondo. Dobbiamo approfittare di questa occasione. Passeggiamo coi nostri fratelli ospiti, facciamo giocare loro coi nostri bambini», ha sottolineato don Mimmo.

Alla fiaccolata non si è cantato né recitato preghiere, ma è stato un percorso silenzioso per le strade della città. Il parroco ha puntato a un intreccio culturale fra i sanferdinandesi e gli ospiti dei centri di accoglienza. «Non vedo l’ora di vedere bambini frutto di questo intreccio – ha commentato don Mimmo -. Nella reciprocità delle condivisione dei doni cresciamo in umanità. Sarebbe bello vedere i cittadini del posto che incuriositi si approccino ai nostri fratelli per chiedere loro da dove vengono, qual è la loro cultura, la loro lingua e di chiedere loro uno scambio culturale. Usciamo dalla coalizioni, segno di una fossilizzazione cognitiva di una comunità che vuole crescere».