«La mia città non è un covo di cosche mafiose o caporali». Questa è la denuncia fatta dal sindaco di San Ferdinando di Puglia, Salvatore Puttilli, a difesa di quella che lui definisce: «l’immagine di una cittadina abitata da tanta gente onesta e da aziende serie che danno lavoro alla gran parte della popolazione locale». Chiaramente il primo cittadino non vuole descrivere un posto immaginario fondato sull’utopia, ma fa un discorso chiaro: «Invece di parlare e infangare un’intera comunità, chi ha prove o indizi vada a denunciare tutto ai Carabinieri oppure venga da me che rivesto il ruolo di responsabile della sicurezza, in qualità di sindaco. Io non posso negare che in città ci siano stati e ci siano fenomeni delinquenziali, ci mancherebbe altro. Però non è giusto infangare la mia comunità con luoghi comuni e cose dette sui media o sui social network senza avere fra le mani uno straccio di prova. Chi sa, dica i nomi alle autorità competenti».

Nell’ultimo periodo, lo ricordiamo, l’immagine di San Ferdinando è balzata agli onori della cronaca prima per l’omelia del parroco della chiesa di San Ferdinando Re, don Mimmo Marrone, che durante la festa patronale ha parlato di «signorotti di paese che detengono o manovrano le sorti della ricchezza del paese concentrata soprattutto nel settore ortofrutticolo» e poi per uno sciopero dei contadini «sfruttati da datori e caporali», come hanno affermato loro stessi, puntando il dito contro le aziende agricole del territorio che secondo gli operatori del settore «non versano un compenso che corrisponde a quanto dichiarato in busta paga». Ed è proprio sulle aziende che si concentra il discorso del sindaco. «Il mio obbiettivo è tutelare San Ferdinando – conclude Puttilli -. Non accetto che venga gettato fango sulle aziende agricole della mia città. A nessuno venga in mente di pensare che io mi sia messo d’accordo con qualcuno sottobanco. Semplicemente desidero che l’economia del mio paese non venga minata da accuse non documentate. Vogliamo nomi e cognomi, non che si faccia un minestrone. Ci sono tante aziende che assumono regolarmente i dipendenti e rispettano la legge. Perché devono essere screditate? È giusto che i proprietari vengano chiamati mafiosi? Io non ci sto. Da ora in poi solo chi ha elementi concreti fra le mani dovrà denunciare alle autorità competenti e non sui social. Non tollero più che si usi il buon nome di San Ferdinando di Puglia solo per apparire sui giornali».