«Un colpo di coda all’ultimo momento», così definisce lo stato degli accordi fra contadini e aziende del territorio di San Ferdinando di Puglia il responsabile cittadino di Forza Nuova, Mattia Calorio. Il movimento politico, lo ricordiamo, lo scorso 1° settembre col sindacato Sinlai ha indetto uno sciopero generale dei lavoratori sanferdinandesi del settore ortofrutticolo a motivo di una paga che non corrispondeva a quanto effettivamente veniva dichiarato in busta paga sulla base alle ore di lavoro svolte. Ad oggi pare che il traguardo di almeno 50 euro alla giornata non sia ancora stato raggiunto. «Gli operai – ha continuato Calorio – davanti a questo scenario hanno scelto, senza che ci fosse un altro sciopero, di non andare a lavorare. Aspettiamo la risposta del tavolo del lavoro che si terrà in Comune, indetto dal sindaco Salvatore Puttilli». Il sindacato Sinlai non ci sta e ha promesso che se non si dovesse giungere a una soluzione per gli operatori del settore, partirebbe un nuovo stato di agitazione con tanto di manifestazioni davanti alla sede della regione Puglia e alla Prefettura. «Il 1° settembre – ha commentato Valerio Arenare, responsabile nazionale Sinlai – è stata una giornata storica perché tutti i lavoratori uniti in questa piazza si sono schierati a difesa dei loro diritti. Se non venissero confermati gli accordi presi all’inizio di settembre, Sinlai e Forza Nuova saranno pronti riprogrammare lo stato di agitazione, a riproporre uno sciopero e, se fosse necessario, a manifestare davanti alla Regione e alla Prefettura. Abbiamo dato la nostra disponibilità ai lavori di San Ferdinando e la confermiamo. Resteremo al loro fianco fin quando questa battaglia non sarà vinta».

Sulla condizione dei lavoratori del settore ortofrutticolo di San Ferdinando si è espresso anche il segretario nazionale di Forza Nuova, Roberto Fiore, in visita nella cittadina ofantina per dimostrare la sua vicinanza ai contadini e ai delegati locali del movimento. «Noi siamo stati sempre molto vicini a tutto il popolo. Nel momento in cui arrivavano prodotti dalla Cina e dalla Turchia abbiamo protestato. Abbiamo anche cercato di bloccare l’invasione sul mercato da parte di altri continenti. L’aspetto che stiamo affrontando in questo momento riguarda la vita di migliaia di braccianti e operai schiacciati da un mercato difficile e dal problema del caporalato che si sta espandendo. I sindacati e i vecchi partiti sono totalmente assenti e non interessati, come se fossero un popolo fantasma le tantissime persone che al mattino vanno a lavorare prestissimo per poi dare un servizio importante alla nostra Nazione: il cibo».