Prima con una Provincia, poi con un’altra: il territorio ofantino resta sempre un territorio di frontiera abbandonato al suo destino. Ai sindaci della zona questa sesta provincia di Barletta-Andria-Trani così com’è non piace proprio. Dopo il primo cittadino di Trinitapoli, Francesco di Feo, a denunciare ormai la poca utilità del patto fra sindaci, suggellato lo scorso anno, è Salvatore Puttilli sindaco di San Ferdinando di Puglia. «Siamo passati dalla provincia di Foggia alla Bat – ha affermato il sindaco – e siamo rimasti una zona periferica agli occhi degli organi provinciali che in tutti questi anni si sono concentrati soprattutto sui grandi centri. Influente è stata anche la modifica legislativa che ha comportato una riduzione dei poteri e delle risorse a disposizione. Bisogna ripartire, facendo cessare la fase transitoria che c’è stata nel periodo prerederenfario. L’accordo che vedeva tutti i sindaci nel Consiglio provinciale viene meno nel momento in cui le comunità non sono più rappresentate». Di fatto nella Provincia più giovane della Puglia su dieci città della lista unica “Uniti per la Bat” al livello di patto fra sindaci ne sono rappresentante solo sei: Margherita di Savoia, Trinitapoli, Barletta, Andria, Trani e Spinazzola. Le città di San Ferdinando e Canosa non sono più rappresentate coi loro primi cittadini perché i sindaci che hanno stretto il patto (Michele Lamacchia ancora in Consiglio provinciale in qualità di consigliere comunale ed Ernesto La Salvia che non si è più candidato), hanno terminato il proprio mandato e non sono più stati eletti. Minervino ha perso il proprio posto in Provincia dopo le dimissioni del sindaco Maria Laura Mancini, mentre a Bisceglie il sindaco Francesco Spina è decaduto per incompatibilità.

A tutto questo si aggiunge la legge Delrio del 2014 che ha trasformato le province in enti di secondo livello (cioè non elette dai cittadini mai dai loro rappresentanti, quindi i consiglieri comunali) e che, dopo il collega di Feo, non piace neanche a Puttilli. «Adesso – ha continuato il sindaco – c’è la necessità di dare parola ai consiglieri dei dieci consigli comunali in modo da eleggere democraticamente il nuovo Consiglio provinciale. Certo, la soluzione migliore sarebbe stata quella di dare la parola ai cittadini. Ci accontentiamo della possibilità offerta dalla legge Delrio, perché i consiglieri comunali sono di fatto i rappresentanti delle città e hanno il diritto di fare parte di questo ente se pur di secondo livello. Non si può andare avanti con un’assemblea dei sindaci, organo della Provincia, che corrisponda con chi poi deve deliberare in Consiglio provinciale».