La storia è un patrimonio che va tutelato. Prendersela con essa non ha alcun senso. A San Ferdinando di Puglia sta avvenendo proprio questo: pezzi di storia viva trattati come se fossero ferri vecchi. A confermarlo, durante la presentazione del Bollettino, è il direttore del Museo civico e fondatore dell’Archeoclub della cittadina ofantina, il professore Savino Defacentis: «Purtroppo alcuni spazi ci sono stati tolti. Addirittura il nostro Museo civico era stato incluso nella guida del Touring Club – associazione no profit che si occupa dello sviluppo del turismo culturale – ed era uno dei più quotati del territorio per quanto riguardava la parte etnografica e la parte archeologica che annoverava di reperti molto rari e alcuni unici nel loro genere. Dopo il trambusto che c’è stato, la Sovraintendenza ha portato a Manfredonia in parte tutto ciò che riguardava il territorio di Trinitapoli e ciò che riguardava la Preistoria, l’Età del Bronzo e altri reperti importanti».

Una vera violenza è stata operata verso le radici della civiltà non solo sanferdinandese, ma locale. Privare la città di tutti quei reperti è stato un gesto studiato a tavolino che ha ingannato chi nel museo di piazza Giovanni Paolo II ha investito tutto se stesso per mantenerlo in vita. «I nostri reperti – continua Defacentis – inizialmente erano stati prestati al muso di Manfredonia per un’esposizione temporanea. Al termine ce li avrebbero restituiti. Chiaramente così non è stato. Infatti, scaduto il tempo stabilito dagli accordi, sono andato a riprendermi i nostri reperti e mi è stato detto che la Sovraintendenza aveva disposto una mostra permanente. Purtroppo le mie ragioni non sono state ascoltate, anche perché non avevamo sottoscritto nulla col museo di Manfredonia, ma ci siamo dati solo una stretta di mano». Un vero scempio e una mancanza di rispetto verso la memoria di chi ha coltivato le terre di San Ferdinando e ha costruito prima i pagliai poi le prime case proprio con quegli stessi attrezzi che oggi sono considerati legna da camino o forse anche meno. Un degrado culturale che da anni peggiora giorno dopo giorno. «A causa del pochissimo spazio alcuni oggetti sono custoditi da una persona di fiducia in una struttura fra le campagne di Candida a Trinitapoli. Altri reperti della nostra storia, invece, sono andati perduti. Qualche pezzo è stato dato a dei privati, molti prezzi sono spartiti. Basti solo pensare che il museo in occasione del presepe vivente, fatto alla Cava Cafiero, ha prestato degli attrezzi che sono rimasti abbandonati per giorni, sotto le intemperie e le mani di tutti, e se non fosse stato per un caro amico che ha i terreni vino alla cava, avremmo perso anche quelli».